1. La chiesa di San Carpoforo

Situata all’uscita meridionale del villaggio, la chiesa parrocchiale di San Carpoforo appare isolata rispetto all’antico e compatto nucleo urbano di Bissone. L’edificio, orientato sull’asse est ovest, rivolge la facciata verso il lago e verso la strada, che già in periodo medievale passava presso la chiesa.

La storia

La storia

La prima notizia su San Carpoforo compare in un documento del mille centoquarantotto, quando i territori di Bissone appartenevano al convento milanese di Sant’Ambrogio. Le sue origini sono tuttavia da ricercare nel periodo longobardo dell’ottavo secolo dopo Cristo. Nei pressi della chiesa in epoca medievale sorgeva un castello, andato distrutto ma ancora documentato alla fine del quindicesimo secolo.

Se la struttura e l’aspetto dell’edificio nel periodo medievale rimane un’incognita per mancanza di fonti documentali, a partire dall’ultimo quarto del sedicesimo secolo, è possibile ricostruire la sua storia. L’edificio cinquecentesco presentava già una pianta basilicale a tre navate, con coro rettangolare.

Nel corso degli ultimi anni del sedicesimo secolo e nella prima metà del secolo successivo, gli altari laterali, lasciano il posto ad alcune cappelle che vanno ad inserirsi nelle due navate laterali aggiungendosi alla cappella del fonte battesimale.

Durante l’ultimo quarto del diciassettesimo secolo l’edificio conosce una profonda ristrutturazione, che dà origine alla chiesa che si può vedere attualmente, ad eccezione della facciata, eretta dopo il millesettecento trenta.

La forma basilicale di San Carpoforo è ben visibile anche all’esterno con la navata centrale sensibilmente più elevata rispetto alle due laterali che si ricollegano alle cappelle per mezzo di un unico tetto.

Sul lato settentrionale del coro s’innalza massiccio il campanile dal profilo neoromanico e caratterizzato dal coronamento ottagonale a tamburo sormontato dal tetto conico con copertura a squame.

La facciata evidenzia una forte influenza classica, soprattutto nella composizione precisa, geometrica e quasi secca delle varie parti e nella scelta di elementi decorativi classici dell’architettura lombarda sei e settecentesca.

All’interno le navate sono divise in quattro campate, marcate da colonne marmoree e pilastri con capitelli compositi. La navata centrale è scandita dagli archi a tutto sesto sopra il quali un cornicione separa la volta a botte lunettata e successivamente alla cupola ovoidale ribassata, creando una scansione che ingrandisce lo spazio della navata verso l’alto prima di chiudersi nella zona del coro.

È soprattutto per la decorazione a stucco che San Carpoforo rappresenta un esempio molto valido nel panorama monumentale regionale. Lo stupore nel trovare un’intera navata completamente decorata da un esuberante gioco di motivi a stucco che fanno da cornice a campi dipinti è accentuato dall’efficace presenza e localizzazione di fonti luminose, che evidenziano particolari effetti plastici in relazione con lo spazio.

Se la datazione degli stucchi non pone difficoltà grazie ai preziosi documenti, non si trova attribuzione nei documenti a disposizione, pertanto, gli stuccatori di San Carpoforo restano nel più grande anonimato.

Il campo dipinto al centro della volta del coro presenta una visione del Paradiso con numerosi putti e testine alate, mentre nelle otto targhe mistilinee di contorno si intercalano le rappresentazioni dei quattro evangelisti e delle virtù cardinali. Autore dei dipinti è Carpoforo Tencalla.

Rimaneggiato nell’ultimo quarto del diciassettesimo secolo l’altare presenta una struttura decorata, con l’utilizzazione di marmi di vario tipo. Nelle tre nicchie trovano posto le statue in terracotta della Vergine coi bambini, S. Carpoforo (sulla destra) e S. Pietro (sulla sinistra), opere della metà del sedicesimo secolo attribuite a Tommaso Lombardi di Lugano.

Nel panorama monumentale regionale del periodo tardobarocco San Carpoforo occupa una posizione di primaria importanza, ma è per la decorazione a stucco che la chiesa bissonese si inserisce validamente nella storia di questa tecnica o espressione artistica, oltrepassando i confini regionali. Gli stucchi di San Carpoforo, nonostante il loro carattere ancora barocco per il plasticismo e per le forme, sono ricollegabili ai nuovi e innovatori influssi nordici che si concretizzano in una nuova concezione di insiemi decorativi esuberanti e festosi, dove l’allegria di luce, colori, contrasti e l’ispirazione alla natura danno vita ad una vera fioritura dello stucco, anticipando il gusto di alcuni decenni.

SAN CARPOFORO

L’onomastico si festeggia per tradizione il 7 agosto in memoria di San Carpoforo, martire a Como con altri compagni di fede. Con questo stesso nome la Chiesa ricorda ancora: un martire con San Rufo a Capua, il 27 agosto; un altro a Roma con i fratelli Severiano, Sevaro e Vittorino, detti i “Quattro Coronati”, l’8 novembre e un prete, martirizzato con il diacono Abbondio, il 10 dicembre.

ORATORIO DI SAN ROCCO

Il secondo edificio sacro di Bissone è l’oratorio di San Rocco, che delimita il nucleo antico del paese verso settentrione. Innalzato negli anni Trenta del Seicento, esso mantiene tuttora il suo originale carattere barocco, ben espresso soprattutto dalla elegante facciata.